Harley Davidson Pan America, molto più di una moto... un mito!

Forte della sua lunga storia, incurante degli attuali canoni estetici, Harley-Davidson ha preferito siglare con personalità, e coraggio, la Pan America,

sua interpretazione di moto realizzata per entrare in un segmento ad essa ancora sconosciuto, il “travel adventure”. Firmata da un “muso” che è molto dibattuto, ogni opinione in merito, siamo certi, diverrà apprezzamento. Anche perché all’audacia di una specifica interpretazione del bello, si può aggiungere che una Pan America sia fatta di cospicua sostanza.

Non solo per la possibilità di essere accessoriata delle esclusive sospensioni ad altezza variabile - effettivamente funzionanti con discrezione e molto utili quando, automaticamente, prima si abbassano ai semafori poi si rialzano in movimento - anche per la qualità dei contenuti tecnici proposti.

Una Pan America è capace di essere dinamicamente più moto in una, dal momento che vere trasformazioni si compiono ogni qual volta si preferisca una fra le diverse modalità di guida proposte. Soprattutto se s’impugnasse il manubrio della sua più ricca variante Special, laddove la forcella e il monoammortizzatore, unità Showa entrambe semi-attive, uniformano fedelmente il loro funzionamento alle richieste del pilota. Allora le caratteristiche di erogazione dei 150 cavalli offerti dal nuovo motore Revolution Max 1250, un bicilindrico che del tradizionale corso H-D ha solo mantenuto la configurazione conosciuta come V-Twin, si collegano esattamente al diverso modo di operare delle sospensioni.

È per questo che la Pan America tutta si addolcisce in caso di pioggia, si ammorbidisce sugli sterrati, diventa più confortevole affrontando un lungo viaggio, si fa travolgente, agile e divertente fra le curve, proprio come fosse una moto sportiva.

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